Le pievi, i castelli e le colline vitate che per secoli hanno difeso il territorio, sono sempre lì e quasi si possono toccare, punteggiano con grazia una dolce geografia che non è cambiata.
Gli usi e i costumi delle famiglie nel governare con amore la terra e i suoi frutti, seguono il ritmo delle stagioni, e sono diligentemente tramandati di padre in figlio, regimentati da pratiche ancestrali. Dal quel lontano 1923, anno in cui La Cantina Settecani venne fondata da 48 lungimiranti agricoltori di Castelvetro, Castelnuovo Rangone, Spilamberto, pionieri di una neonata cooperazione del fare, un lungo tratto di strada è stato percorso, a testimonianza di una dedizione mai venuta meno, verso il miglior Lambrusco Grasparossa possibile. Una realtà imprenditoriale che è rimasta autentica, familiare, vera, e in oltre novant’anni non ha perso lo smalto e la propria dimensione umana. Un vino sincero, schietto, vero, che ha varcato i confini regionali e nazionali arrivando a entusiasmare anche i palati che non amano particolarmente le bollicine. Ma per capire cosa vuol dire da queste parti fare le cose insieme, bisogna essere presenti il giorno della Festa dell’Uva, un momento straordinario di aggregazione che richiama migliaia di persone, soci, clienti, amici, attratti da quel bel modo di stare insieme d’altri tempi, brindando all’annata che verrà e al vino che sarà.
Un vino che piace, rotondo, corposo, frizzante, fruttato; spuma dagli orli violacei evanescente ed esplosione di frutta rossa matura, al palato persistente, fresco ed avvolgente, sposato alla ricca gastronomia del territorio e non solo. Non mancano gli estimatori illustri, uno per tutti l’iridato campione del ciclismo eroico Gino Bartali, che per il Lambrusco della cantina Settecani aveva un’autentica predilezione, da quando lo aveva potuto apprezzare nella storica trattoria Zoello, mentre era a Modena per mettere a punto la sua Maserati. E prima di ripartire il suo baule si riempiva del miglior Lambrusco Settecani, una consuetudine che sarebbe proseguita per parecchi anni, anche con spedizioni mirate nella casa toscana del campione. Quasi un secolo nel quale la cantina è cresciuta, i soci sono diventati 200, la struttura si è ampliata, mantenendo una filosofia produttiva che guarda al rispetto della natura e dei suoi ritmi senza forzature, dove i soci vengono assistiti durante la coltivazione, le uve sono attentamente selezionate, e la vinificazione eseguita con cura, attraverso tecnologie all’avanguardia, ma sempre nel rispetto delle metodologie tradizionali.